Fissità
Una considerazione sulla “fissità”, che sicuramente sarà stata già ampiamente sviluppata anche in un qualche modello psicoterapeutico occidentale.
Nel modello taoista si dice che la vita è cambiamento e in definitiva qualunque malattia deriva da una stasi. La stasi è un blocco, il freddo è ciò che blocca il movimento, la paura è il sentimento collegato a freddo e blocco. Tutto questo si può manifestare in varie modalità.. una di queste è – anche – attraverso pensieri e parole.
Secondo J. Yuen ogni pensiero trasporta yuan qi, quindi quando pensiamo qualcosa consumiamo/utilizziamo yuan qi in quel pensiero, ci mettiamo dell’energia.
Se è vero, come accennato in alcuni post precedenti, che la parola “crea”, allora non hanno tutti i torti coloro che ad esempio, occupandosi di PNL, si preoccupano di ridefinire il modo in cui pensiamo e ci esprimiamo, perchè questo cambia la nostra realtà. C’è un linguaggio più “appropriato” che possiamo usare per ridefinirci?
Un esempio di questo possibile “linguaggio appropriato” potrebbe essere quello del rapporto persona/azione:
“Io NON sono una persona triste, una persona violenta o una persona agitata. Io sono una persona che in questo momento è triste, che sta avendo uno scatto d’ira, che ora si sente agitata.”
Il fatto stesso di pensare che noi o gli altri siamo persone “fatte” in un certo modo ci rende ancor più difficile essere in un modo diverso, ci congela in una fissità fatta degli stessi atteggiamenti che si ripetono, prevedibili e inevitabili, un clichè che è difficile da rompere e che ogni volta conferma i peggiori sospetti e le più convincenti.. paure.
Non solo vorrei imparare a evitare di pensare alle persone e a me stesso come di “una persona fatta così” ma mi piacerebbe non essere in questa “fissità” anche nei discorsi di chi mi sta intorno.