Speculazioni sul Dao De Jing – 2
Continuo a scrivere qualche considerazione su alcuni brani del Dao De Jing che mi hanno incuriosito, dopo un primo articolo che ho scritto qualche giorno fa.
Innanzitutto ringrazio vivamente il curatore della traduzione del LaoZi che sto leggendo, S.A Sabbadini, per aver risposto con disponibilità ed entusiasmo alla mia richiesta via email di dare una lettura a quello che ho scritto qui, per capire se faccio voli di fantasia troppo azzardati nelle mie speculazioni, prive di una formazione specifica nell’ambito linguistico.
Nel capitolo 70 della mia copia del LaoZi si legge:
“Le mie parole sono molto facili da capire
e molto facili da mettere in pratica.
Ma nel mondo nessuno è capace di capirle
e nessuno è capace di metterle in pratica.
Le mie parole hanno antenati,
le mie azioni hanno maestri.
Ma la gente non capisce questo,
perciò non mi capisce.
Coloro che mi capiscono sono rari,
Coloro che mi capiscono sono preziosi.
Il saggio indossa abiti rozzi,
ma porta in seno una gemma preziosa.”
Mi ha colpito particolarmente la frase “le mie parole hanno antenati, le mie azioni maestri”. Perchè questa distinzione?
Pensando al linguaggio, in effetti la nostra lingua e le nostre inflessioni sono molto influenzate dai nostri antenati: in questo verso gli “antenati” corrispondono all’ideogramma “zong“, lo stesso della zong qi, l’energia-filtro degli antenati attraverso la quale avvengono le nostre trasformazioni interiori. E’ la Zong Qi che nel Cielo Posteriore rappresenta tutta l’esperienza non solo dell’individuo ma della sua stirpe.
La lingua che apprende il bambino è il frutto della linea dei suoi antenati, passando dal continente allo stato alla regione fino alla città, di cui acquisisce le inflessioni dialettali.
Il modo in cui il bambino impara a comportarsi, invece, il suo agire, oltre che essere influenzato dalla sua costituzione congenita, è molto influenzato dagli insegnamenti (volontari o involontari!) di chi gli è prossimo: la famiglia, gli amici, la scuola. Sono questi i suoi “maestri”.
Quindi, riassumendo, per me ha senso che le parole stiano agli antenati come le azioni stanno ai maestri.
Andiamo avanti: “Ma la gente non capisce questo, perciò non mi capisce”
Mentalmente ho pensato a quel “non mi capisce” tradotto come “non ci capiamo“: non ce lo vedo il padre del taoismo a focalizzare tutta l’attenzione su di sè 🙂
A parte questo dettaglio, pensando al “non ci capiamo” mi è sembrato più chiaro il senso dei versi precedenti: se è vero che ognuno di noi si esprime con parole e gesti che risuonano sui propri antenati e sui propri personali maestri, com’è possibile capirsi? Quante possibilità ci sono, invece, di essere fraintesi? Le parole e le azioni sono il modo in cui comunichiamo, ma ognuno di noi lo fa secondo un codice che è un mix delle proprie personali esperienze e retaggi provenienti da una piccola parte dell’umanità, la propria “zong”.
Allora: Il saggio indossa abiti rozzi, ma porta in seno una gemma preziosa. Forse i suoi abiti rozzi sono proprio le parole e le azioni, perchè in realtà solo ciò che ha in seno, ciò che è nel suo cuore, ne esprime la vera natura ed è privo di fraintendimenti. Solo una comunicazione che viene dal cuore, priva di parole e azioni, può essere appieno compresa.
“Coloro che mi capiscono sono rari, Coloro che mi capiscono sono preziosi.” Qui, pensando a quanto detto finora, io la immaginerei un po’ diversa: “rari” è l’ideogramma xi, che sta anche per sottile, impercettibile. Bellissima l’immagine associata: “interstizi tra la trama e l’ordito di una stoffa”: somigliano ai cou li, i “pori” descritti in medicina cinese. La trama e l’ordito dell’uomo possono richiamare i luo trasversali e i luo longitudinali, e siccome i luo rappresentano la nostra relazione con il mondo, i piccoli interstizi vuoti possono essere i luoghi dove davvero si realizza l’incontro tra l’uomo e il mondo, i piccoli spazi in cui le nostre reti di luo sono permeabili le une alle altre!
Quindi forse “Mi capiscono coloro che sono sottili, perspicaci“, nel senso che vanno al di là delle apparenze, che lasciano filtrare attraverso i propri interstizi la verità e che non si fermano alle mie parole e alle mie azioni, così prone al fraintendimento.
Poi “Coloro che mi capiscono sono preziosi“: perchè LaoZi dovrebbe “metterla così sul personale”? 🙂 Il verso originale dice “wo zhe gui“, che stando agli ideogrammi funziona più o meno così : (io, me, noi) (colui che, coloro, ciò che) (prezioso, dar valore). Forse potrebbe anche significare “A coloro io sono prezioso” oppure “Questi mi considerano di valore”, nel senso che solo coloro che riescono a vedere l’insegnamento del saggio oltre le apparenze ne apprezzano davvero il valore o lo vedono come un maestro, gli altri possono vederlo come un matto. Nè è ovvio che il saggio debba essere considerato come maestro, ma questo è ciò che gli allievi spesso fanno, considerandone il suo valore.
Ultimissima cosa: mi piace molto anche l’idea che il saggio “porta in seno una gemma preziosa” : la gemma è yu, la giada, o meglio dei dischi di giada sovrapposti: nel corpo umano la giada è “i midolli“, tra cui il midollo spinale, racchiuso nei dischi vertebrali. I midolli sono la summa delle nostre esperienze, la “spremitura” dell’uomo: il saggio perciò ha nel cuore un patrimonio di esperienza purissima e distillata… porta “i midolli nel cuore” ! 🙂