Appunti sui problemi della spalla
Stavo ripensando ad una questione inerente una periartrite scapolo-omerale cui accennerò nel prossimo post. Mi è capitato di notare come questo tipo di problemi alla spalla si manifestino quando una persona non si sente più in grado di fare, di agire, oppure non vuole più farlo per qualche motivo. Ad esempio dopo un lutto oppure a seguito di uno “spendersi” e consumarsi in faccende di cui non ci si vorrebbe occupare o “far carico”.
L’immediato collegamento simbolico di queste manifestazioni riguarda la spalla e l’idea di “farsi carico”, prendere responsabilità, spalla come simbolo del “fare”, l’origine delle azioni che sfoceranno nell’uso della mano. Mi pare però di aggiungere qualcosa andando a vedere la radice ebraica del termine: spalla si dice sekhem, che vuol dire anche scopo o finalità; lo stesso termine viene inoltre usato come verbo nella Bibbia per indicare “alzarsi di buon mattino” (Da A. De Souzanelle, “Il simbolismo del corpo umano”).
Quindi alla spalla è collegata anche l’idea di una iniziativa, del “tirarsi su”. Oltre al fare, quindi, c’è la volontà di cominciare un qualcosa. Mi fa pensare che una volta sbloccata questa volontà, questo impedimento iniziale (nel caso di un problema alla spalla), l’azione verrà da sè. E’ l’incipit ad essere bloccato, forse per paura o per rifiuto o senso di mancanza di una finalità, la spalla è dove inizia il movimento del fare.
L’idea di “farsi carico” è poi ben rappresentata dal “fare spallucce”, per scaricare la propria responsabilità, esprimere la propria estraneità o indifferenza. Interessante che questo movimento dell’alzare le spalle sia non solo una gestualità controllata ma anche un micro-movimento: a volte quando una persona mente (cfr. studi di P. Ekman) alza leggermente una spalla, quasi a “scaricarsi” della responsabilità di aver detto una bugia.
Questo segno di menzogna mi fa pensare anche che sicuramente anche questi micro-movimenti sono correlati alla personalità individuale: forse ad una persona “sensibile” al senso di colpa, capiterà di mascherare una bugia con il sollevamento della spalla, che simbolicamente lo aiuta a “scaricarsi” di quel peso, mentre magari un individuo che ha paura di parlare tenderà a mettersi il dito davanti alla bocca. In quest’ottica forse la famosa scena di Bill Clinton che mentiva in tv sui suoi rapporti con la Lewinski, indirizzando il suo sguardo da un lato e il suo indice dall’altro, potrebbe suggerire un sentimento di vergogna verso l’interlocutore (non guardare negli occhi), la necessità di distogliere lo sguardo da quanto si è fatto, quindi mentire con l’idea che è necessario farlo, ma senza guardare ciò che si fa.